Il covid è sempre latente, a 1600 km da noi dei civili sono bombardati (e se allarghiamo le distanze di guerre ne abbiamo a mazzi) e dopo domani un missile colpirà la luna andando a schiantarsi con una velocità di 9200 chilometri orari. Per il resto tutto bene….

Ci pare strano scrivervi per socializzarvi un viaggio che, a maggio, organizzeremo in Bosnia nel trentesimo anno dall’inizio della guerra. E ancora una volta dobbiamo smentire il filosofo Edmond Burke, che trecento anni fa pronuncio una delle frasi più sagge ma ahinoi più abusate nella politica e non solo. “Chi non conosce la storia è condannato a ripeterla”. Noi la storia la conosciamo abbastanza bene, ma come un tapis roulant impazzito la continuiamo a rivivere. Rivivere amaramente. Cercando di essere sempre dalla parte “giusta”, vicino ai più deboli, a chi soffre, a chi la guerra la subisce. Del resto la “società civile” deve stare, non potrebbe essere altrimenti dato l’aggettivo che la caratterizza, dalla parte dei civili, soggetti passivi che subiscono le violenze e le restrizioni (pensiamo agli ucraini bombardati, ai russi oppressi, e a tutte le persone che subiscono una qualsiasi forma di violenza). Proprio per questo crediamo che il viaggio che vi proponiamo nei balcani abbia, alla luce degli accadimenti recenti, acquistato maggiore valenza. Conoscere gli orrori, viaggiare attraverso le ferite ancora aperte di una guerra che l’amico Rastello sosteneva essere “in casa”. Attraversare il dolore, districarsi nelle cause, osservare la bellezza e la rinascita delle città, delle realtà sociali che, anche grazie ad Arci (e di questo siamo veramente orgogliosi, ben più dei numerosi attestati e benemerenze che negli anni abbiamo “collezionato”) sono rinate e hanno fatto da ponte a persone apparentemente inconciliabili (curiosate questo sito: https://coop-insieme.com/, vedrete i volti sorridenti delle numerose vedove di guerra ortodosse e mussulmane che lavorano nella cooperativa) vi faranno aprire gli occhi e riscoprire che, nonostante la storia la riviviamo di continuo e riscopriamo gli stessi identici errori, la vita, la voglia di ritrovarsi e ricostruire sono più forti di qualsivoglia gotha militare, di qualsivoglia pazzia.

 

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